Freschi
di stampa
Dal numero 2 di www.scriptamanent.net,
pubblichiamo in anteprima
Come diventare un bravo giornalista
A scuola
di giornalismo: Antonello Placanica presenta il manuale
di Enzo Arcuri. Un libro utile per chi intende intraprendere
la carriera giornalistica, ma anche per chi vuole capire
di più del mondo della carta stampata
"Non si nasce giornalisti,
non si acquisisce sui banchi di una scuola o di un’università
il linguaggio che è proprio del giornalista. Ci deve
essere una buona base, una buona cultura, bisogna conoscere
la sintassi, bisogna sapere che ogni periodo ha un soggetto,
un verbo ed un complemento, insomma le regole della lingua
italiana devono essere rispettate [...] con frasi brevi
non esageratamente articolate... avendo ben presente che
a leggerci o ad ascoltarci c’è il colto e l’incolto
che per svariati motivi possiede un vocabolario spesso assai
limitato[...] Ma non basta, occorre una buona dose di sensibilità
professionale che si apprende con la pratica". Poche
parole per spiegare l’abc a chi pensa di intraprendere il
mestiere di giornalista, per professione o per semplice
passione.
È
uno dei tanti consigli che Enzo Arcuri, nel volume "Testo
e paratesto. Itinerari di linguaggio giornalistico",
con prefazione di Franco Crispini (pp. 114, € 8,00), edito
nella collana "Il colibrì",
suggerisce ai futuri giornalisti. Docente di teoria e tecnica
del linguaggio giornalistico per il corso di laurea presso
il Dams della facoltà di lettere dell’Università
della Calabria, nonché giornalista radiotelevisivo,
Arcuri ha raccolto in un agile volume le lezioni tenute
agli studenti rispettandone "la forma discorsiva",
ricavando una sorta di sillabario della professione giornalistica.
Com’è giusto che
sia, trattandosi di un corso introduttivo, non viene dato
nulla per scontato; forse farebbero bene a leggerlo anche
molti giornalisti che, spesso, dimenticano le nozioni basilari
del loro mestiere, a cominciare dalla regola delle cinque
w. "Una regola antica sostiene che la notizia deve
rispondere a cinque domande: chi, dove, che cosa, quando,
perché ("who"? "where"? "what"?
"when"? "why"?, nda). Cosa significano?
Semplicemente che una notizia ha un protagonista, un luogo
in cui si è consumata, un tema, un tempo, una motivazione".
Dopo aver stabilito se un
avvenimento merita di diventare una notizia, si tratta di
raccontarlo o di descriverlo. Innanzitutto "il giornalista
deve ubbidire ad un incipit – "lead" – un passaggio
importante perché fa conoscere le informazioni essenziali
e stimola la curiosità. Il "lead" sono
le cinque w alle quali occorre dare una risposta. Non esistono
regole rigide nel montaggio di un pezzo e tuttavia la struttura
narrativa deve spiegare anche il come e deve avere una chiusura
[...] (Ma) importante resta sempre la chiarezza e la comprensibilità
del linguaggio nel senso che bisogna farsi capire [...]
Ed allora il racconto deve svilupparsi attraverso frasi
brevi, evitando i periodi troppo articolati. La frase deve
scorrere fluente anche all’orecchio [...] Il pezzo deve
avere un inizio non banale né convenzionale, che
è il primo impatto del lettore con la notizia, deve
essere efficace e stimolante, contenere l’elemento di maggiore
interesse della notizia. Sviluppa poi il racconto dell’evento
con un linguaggio sobrio e scorrevole. Ed alla fine bisogna
arrivare ad una chiusa, che deve essere efficace come l’inizio".
Ma chi si avvicina a questo
mestiere non si illuda che sia sufficiente seguire queste
pur fondamentali indicazioni. Avverte Arcuri: "Saper
scrivere un pezzo non si apprende sui libri, gli studi sono
importanti, il bagaglio culturale è fondamentale,
non si diventa bravi giornalisti se si è culturalmente
sprovveduti, questo è basilare. Ma occorre il resto,
essenzialmente una buona pratica, è un mestiere che
si apprende sul campo, lavorando prima sui piccoli fatti
e crescendo via via". Occorrono anche due cose, che
l’autore ha probabilmente dato per scontate: l’umiltà
e, soprattutto, come ha recentemente affermato in un’intervista
l’editorialista Massimo Fini, la curiosità di comprendere
le cose.
Da esperto qual è,
Arcuri non rinuncia a qualche "paterna" raccomandazione:
"Chi vuol fare questo mestiere deve essere consapevole
di tutti i rischi connessi al suo lavoro, sapere che alla
sua libertà di espressione ci sono spesso limiti
insormontabili oltre i quali non si deve andare, capire
che ha obblighi e regole da condividere e rispettare".
Il volume è diviso
in due parti. Una, più corposa, dedicata alla costruzione
della notizia e del giornale in relazione al linguaggio
ed ai diversi generi dei media che veicolano l’informazione;
l’altra dedicata ad una rapida ricostruzione della storia
dei giornali, alla descrizione dell’organizzazione di un
giornale ed alle modalità da seguire per diventare
giornalisti.
Antonello Placanica
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